lunes, 7 de diciembre de 2009

IL CASO: Ecco perché i maschi sono destinati a tradire, un'etologo giustifica l'infedeltà del campione Tiger Woods

L'etologo giustifica l'infedeltà del campione Tiger Woods: "E' scritta nei geni del maschio, un richiamo della foresta" di DESMOND MORRIS


<b>Ecco perché i maschi<br/>sono destinati a tradire</b>

Tiger Woods con la moglie

Qualsiasi tigre in gabbia è uno spettacolo molto triste e Tiger Woods non fa eccezione. La settimana scorsa ha rilasciato una tormentata dichiarazione con la quale ha rivelato che lo sportivo perfetto, il dio del golf, è pur sempre un essere umano. La domanda che tutti si stanno ponendo è per quale motivo uno come Tiger - il cui ego non ha certamente bisogno di dover accrescere la propria autostima, con una moglie splendida e dei bambini adorabili - avverta la necessità, come egli stesso ha detto, di "trasgredire".

Per comprendere appieno che cosa è capitato a Tiger Woods, dobbiamo rimettere le lancette dell'orologio molto molto indietro, risalendo ai tempi in cui la personalità umana si andava evolvendo, tornando a quelle centinaia di migliaia di anni in cui gli uomini vissero in piccoli gruppi tribali di cacciatori e raccoglitori. Fu allora che il comportamento dell'accoppiamento umano mutò radicalmente. Invece di avere una stagione specifica per accoppiarsi, al pari di buona parte dei mammiferi, gli esseri umani iniziarono a restare sessualmente attivi tutto l'anno. Le femmine smisero di manifestare platealmente il periodo della loro ovulazione, e si mostrarono pronte ad accoppiarsi anche quando non potevano concepire. Gli esseri umani non si limitavano a fare sesso, ma si innamoravano. Le coppie diventavano stabili, creando le premesse per un'unità familiare umana.

Se questo sistema basato sulla coppia è stato così utile ai nostri progenitori, perché mai dunque l'evoluzione non l'ha perfezionato, così che quando due si innamorano il loro legame emotivo resta così solido da far sì che qualsiasi interesse sessuale per altri adulti sia automaticamente disattivato? La risposta è che una certa flessibilità nel sistema era necessaria, perché spesso i giovani maschi delle tribù restavano uccisi durante la caccia e le giovani donne talvolta morivano dando alla luce i loro figli. Se i sopravvissuti avessero dovuto restare fedeli in eterno ai loro partner, ciò avrebbe significato che dopo una tragedia familiare dal punto di vista delle riproduzione ci sarebbe stato un vero spreco, e questo nelle piccole tribù costituiva un problema di autentica sopravvivenza.

La flessibilità nell'accoppiamento implicava che il rischio di un interesse sessuale al di fuori della coppia esisteva sempre. Nelle piccole comunità tribali c'erano poche occasioni per dar adito a problemi di grossa portata, ma nelle odierne società urbane tutto ciò è naturalmente diverso, e assistiamo a un numero incalcolabile di divorzi. È lecito a questo punto chiedersi perché mariti e mogli debbano essere infedeli quando fanno parte ancora di una famiglia che funziona e anche nel caso in cui i loro partner non siano tragicamente morti giovani.

Che cosa li induce a lanciarsi in avventure sessuali potenzialmente disastrose? In termini evolutivi, il maschio adulto è indotto a "entrare in azione" da due necessità riproduttive distinte, entrambe motivate dalla preoccupazione di essere sicuro che egli tramanderà alla generazione seguente i propri geni. La strategia prevalente è quella di dedicare un'ingente parte del proprio tempo e delle proprie energie ad allevare i figli nati nell'ambito della coppia. Una strategia minore, risalente a un antichissimo passato, è quella che lo mette nella condizione, qualora abbia l'opportunità casuale di mettere al mondo altri figli, di farlo a patto che ciò non intralci la sua strategia primaria. Questo significa che l'uomo che ama la propria moglie e i propri figli può incontrare difficoltà a resistere alla tentazione di una breve avventura sessuale. E così, perfino in un matrimonio felice, entrambi i partner possono ogni tanto "trasgredire" per il potere di questa primigenia sollecitazione riproduttiva.
(c. 2009, Telegraph. co. uk
Traduzione di Anna Bissanti)
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Clima/Copenaghen: "Si scioglie il Polo Sud addio Maldive fra 100 anni" Sott'acqua da Venezia a una parte di Manhattan, a Hong Kong al Bangladesh di MAURIZIO RICCI

Gli scienziati: per l'effetto serra i mari si alzeranno più del previsto
Sott'acqua da Venezia a una parte di Manhattan, a Hong Kong al Bangladesh




Da qui al 2100, addio Maldive. Ma anche addio a un bel pezzo di Manhattan, una larga fetta di Londra, di Hong Kong, più mezzo Bangladesh. E, naturalmente, Venezia. Tutto destinato a finire sott'acqua, con buona parte delle coste di tutto il mondo, per un innalzamento generale del livello dei mari di quasi un metro e mezzo. È una previsione molto più pessimistica di quella ufficiale, formulata dall'Intergovernmental Panel on Climate Change, la commissione Onu sull'effetto serra, che si era fermata a meno della metà: 59 centimetri di innalzamento per fine secolo.

Nello studio - Il cambio climatico in Antartide e l'ambiente - redatto da nove scienziati (fra cui l'italiano Guido Di Prisco), con il contributo di oltre 100 ricercatori, per conto del Comitato Scientifico Internazionale per la Ricerca Antartica, invece, si sostiene che i mari si alzeranno, di almeno 1,4 metri. Non si tratta di scienziati contro scienziati. Le previsioni dell'Ipcc, infatti, non tenevano conto del possibile contributo dello scioglimenti dei ghiacci al Polo Sud nell'innalzamento dei mari. E non ne tenevano conto per un'ottima ragione: i ghiacci del Polo Sud, complessivamente, non si stanno sciogliendo. Ma il nuovo studio, definito il primo rapporto esauriente sul clima dell'Antartide, risolve questo mistero, sgombrando il campo da uno degli argomenti preferiti degli scettici dell'effetto serra, e avverte che l'eccezione Antartide è destinata a finire molto presto, con un impatto devastante sulle coste e sulla vita dell'uomo.

In effetti, mentre al Polo Nord, la banchisa artica si restringe ogni anno di più e i ghiacciai della Groenlandia perdono sempre più velocemente volume, a sud, in Antartide, negli ultimi 30 anni, è cambiato assai poco. Per gli scettici dell'effetto serra è la prova che il riscaldamento del pianeta non è un fenomeno globale, onnipresente e continuo. Ma il nuovo studio risolve l'enigma. La cosa più stupefacente, osserva John Turner, che ha coordinato i lavori del rapporto, è la prova di come un impatto causato dall'uomo abbia schermato la maggior parte dell'Antartide da un altro impatto causato dall'uomo. L'eccezione Antartide, infatti, si spiega con un paradosso. A isolare il Polo Sud dal riscaldamento globale è stato, infatti, finora, il buco dell'ozono. Un altro disastro umano: lo strato di ozono dell'atmosfera, compromesso da una serie di prodotti chimici industriali, protegge, infatti, il pianeta dalle pericolose radiazioni ultraviolette della luce solare. Il buco dell'ozono sopra l'Antartide, negli ultimi decenni, ha, tuttavia, prodotto, secondo lo studio, un rafforzamento di circa il 15 per cento dei venti oceanici, che hanno isolato il continente antartico dal riscaldamento globale.

Ma tutto questo sta finendo. Grazie ad un accordo internazionale, non molto diverso da quello che, nei prossimi giorni, si tenterà di raggiungere a Copenaghen sull'effetto serra, i componenti chimici industriali che attaccano l'ozono sono stati messi al bando. Il risultato, paradossale, è che, il buco si sta chiudendo e, nel corso di questo secolo, scomparirà del tutto. Così, l'Antartide sta cominciando ad essere pienamente coinvolta nel riscaldamento globale. La concentrazione di anidride carbonica e di metano nell'atmosfera, dice Turner, è senza precedenti negli ultimi 800 mila anni. Gli scienziati non si aspettano mutamenti drammatici sulla massa continentale antartica. Sulla terraferma, l'aumento di temperatura non dovrebbe superare i 3 gradi, insufficienti a sciogliere i ghiacciai del continente. Ma il problema sono i ghiacci marini, che circondano l'Antartide e che verranno raggiunti da acque più calde. Lo studio prevede che un terzo dell'attuale ghiaccio marino, se l'effetto serra non verrà fermato, si scioglierà. Significa 2,6 milioni di chilometri quadrati di ghiaccio che si tramuta in acqua. Quanto basta per raddoppiare l'effetto sul livello dei mari dello scioglimento nell'Artico e in Groenlandia. Il totale è mari e oceani più alti di almeno 1,4 metri, a sommergere coste ed isole.

Una buona parte delle coste italiane - soprattutto l'alto Adriatico, dal Po a Trieste, ma anche sul Tirreno, dalla Toscana alla Campania - finirebbe sott'acqua. La situazione sarebbe, comunque, drammatica in tutto il mondo. Storicamente, il grosso dell'urbanizzazione è sempre avvenuto in prossimità delle coste e la popolazione si addensa vicino al mare. Quasi tutte le grandi megalopoli moderne sono anche dei porti, nei paesi sviluppati come in quelli emergenti: New York, Londra, Sydney, come Lagos, Calcutta, Shanghai.
Difendersi da un mare che si alza di qualche centimetro ogni anno non è la stessa cosa che fermare uno tsunami. Ma l'Olanda testimonia l'impegno e gli sforzi enormi necessari per frenare il mare. E le ricorrenti inondazioni del Bangladesh di cosa succede quando questo non è possibile. Il rapporto degli scienziati sull'Antartide non è comunque solo pessimismo. Probabilmente, agli abitanti delle Maldive, condannati a seguire il destino di Atlantide non importerà molto. Ma, dicono gli scienziati, i pinguini dell'Antartide, nei prossimi decenni, dovrebbero cavarsela lo stesso egregiamente.

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"Si scioglie il Polo Sud
addio Maldive fra 100 anni"

di MAURIZIO RICCI

Clima/Copenaghen: Da anidride carbonica a vegetariani ecco l'alfabeto che salverà il pianeta di JEREMY RIFKIN

La svolta di Obama è la premessa per un cambiamento molto più radicale
Via alla Terza rivoluzione industriale che non è né di destra né di sinistra

Abbiamo due settimane per tirare il freno d'emergenza ed evitare la catastrofe climatica. Ma per raggiungere l'obiettivo dobbiamo rompere i vecchi schemi: non più solo obblighi ma spazio per la Terza rivoluzione industriale che non è né di destra né di sinistra.
Ecco un alfabeto per capire qual è la posta in gioco.

ANIDRIDE CARBONICA Il mutamento climatico sta procedendo a velocità superiore alle previsioni: l'obiettivo che fino a ieri sembrava sufficiente, un tetto di concentrazione di CO2 in atmosfera di 450 parti per milione, non ci protegge dal rischio della catastrofe. Come dice Jim Hansen, uno dei più accreditati climatologi, invece di continuare ad accumulare anidride carbonica in cielo dobbiamo tornare indietro, verso le 280 parti per milione dell'era preindustriale. Oggi siamo a quota 387: scendiamo almeno a 350.

BRASILE Meglio tardi che mai. Per decenni il Brasile è stato responsabile della deforestazione dell'Amazzonia, una devastazione che minaccia la sicurezza di uno degli ecosistemi fondamentali. Oggi il governo di Lula ha cambiato rotta: Copenaghen può essere il momento di rendere ufficiale la svolta.

CINA E' il paese che emette più anidride carbonica di tutti gli altri. Ma sta già pagando un prezzo pesante, in termini di vite umane, al cambiamento climatico. Se potesse scegliere tra il carbone e le tecnologie più avanzate della terza rivoluzione industriale cosa farebbe?

EFFICIENZA ENERGETICA E' la base per il riassetto energetico. Molti tagli di emissioni si possono realizzare eliminando gli sprechi e l'inefficienza.
FONDI I fondi per il trasferimento delle tecnologie avanzate ai paesi meno industrializzati sono un atto di giustizia: non si può penalizzare proprio chi è stato escluso dalla seconda rivoluzione industriale. Bisogna permettere a questi paesi di fare il salto della rana passando direttamente alla Terza rivoluzione industriale.

IDROGENO Le rinnovabili sono una fonte pulita ma non costante: c'è bisogno di un serbatoio per immagazzinare l'energia prodotta durante i momenti di picco. Questo serbatoio è l'idrogeno che permette anche di riutilizzare in modo flessibile l'energia accumulata.

KYOTO E' stato il momento che ha segnato l'inizio del percorso dalla geopolitica alla politica della biosfera.

LAVORO La Terza rivoluzione industriale dà spazio a sistemi labour intensive e produrrà milioni di posti di lavoro.

NUCLEARE Il nucleare è la tecnologia della guerra fredda. In più di mezzo secolo non ha risolto i suoi problemi, anzi li ha aggravati: rischi di incidenti durante tutte le fasi del ciclo di produzione, rischio terrorismo, rischio scorie. E nessun beneficio economico.

OBAMA La svolta di Obama è la premessa per un cambiamento che dovrà essere molto più radicale: senza la visione d'assieme, senza la capacità di pensare a lungo termine, il rilancio delle fonti rinnovabili è privo di solide basi.

POST KYOTO La conferenza di Copenaghen può avere successo se si fa il salto dalla prospettiva degli obblighi a quella delle opportunità. Invece di pensare solo a quantificare quello che non si deve fare bisogna cominciare a dire quante fonti rinnovabili, quanti edifici sostenibili, quanto idrogeno, quante smart grid deve realizzare ogni paese.

RINNOVABILI Sono il primo pilastro della terza rivoluzione industriale. Due regioni spagnole, la Navarra e l'Aragona, in dieci anni sono arrivate al 70 per cento di elettricità da fonti pulite. Perché non fare altrettanto?

SCETTICI E' un gruppetto inesistente sotto il profilo scientifico. Riescono ad avere visibilità perché sono supportati dalle lobby delle vecchie fonti energetiche che li usano per seminare dubbi nell'opinione pubblica.

TERZA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE Permette sia lo sviluppo economico che la riduzione delle emissioni serra. Poggia su quattro pilastri: le energie rinnovabili, gli edifici sostenibili, l'idrogeno e le reti intelligenti, le smart grid per distribuire l'energia secondo il modello del web. La Terza rivoluzione industriale significa spostare il potere dalle oligarchie che gestiscono le grandi centrali elettriche alle persone. Oggi parliamo attraverso Skype e si creano network liberi di scambio e condivisione delle informazioni. Perché non farlo con l'energia?

UNIONE EUROPEA E' stata l'apripista della battaglia per la difesa della biosfera. E lo ha fatto in condizioni di isolamento e di grande difficoltà. Ora può guardare con più fiducia al futuro, soprattutto se saprà sfruttare le sue grandi potenzialità.

VEGETARIANI La seconda causa di cambiamento climatico al mondo è l'emissione di CO2 derivante dall'allevamento di animali, ovvero dalla grande quantità di carne che consumiamo. Per abbattere le emissioni bisogna passare alla dieta mediterranea, come in Italia, mangiando molte verdure e molta frutta.
(testo raccolto da Antonio Cianciullo)
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Da anidride carbonica a vegetariani
ecco l'alfabeto che salverà il pianeta

di JEREMY RIFKIN