L'etologo giustifica l'infedeltà del campione Tiger Woods: "E' scritta nei geni del maschio, un richiamo della foresta" di DESMOND MORRIS
Tiger Woods con la moglie
Qualsiasi tigre in gabbia è uno spettacolo molto triste e Tiger Woods non fa eccezione. La settimana scorsa ha rilasciato una tormentata dichiarazione con la quale ha rivelato che lo sportivo perfetto, il dio del golf, è pur sempre un essere umano. La domanda che tutti si stanno ponendo è per quale motivo uno come Tiger - il cui ego non ha certamente bisogno di dover accrescere la propria autostima, con una moglie splendida e dei bambini adorabili - avverta la necessità, come egli stesso ha detto, di "trasgredire".
Per comprendere appieno che cosa è capitato a Tiger Woods, dobbiamo rimettere le lancette dell'orologio molto molto indietro, risalendo ai tempi in cui la personalità umana si andava evolvendo, tornando a quelle centinaia di migliaia di anni in cui gli uomini vissero in piccoli gruppi tribali di cacciatori e raccoglitori. Fu allora che il comportamento dell'accoppiamento umano mutò radicalmente. Invece di avere una stagione specifica per accoppiarsi, al pari di buona parte dei mammiferi, gli esseri umani iniziarono a restare sessualmente attivi tutto l'anno. Le femmine smisero di manifestare platealmente il periodo della loro ovulazione, e si mostrarono pronte ad accoppiarsi anche quando non potevano concepire. Gli esseri umani non si limitavano a fare sesso, ma si innamoravano. Le coppie diventavano stabili, creando le premesse per un'unità familiare umana.
Se questo sistema basato sulla coppia è stato così utile ai nostri progenitori, perché mai dunque l'evoluzione non l'ha perfezionato, così che quando due si innamorano il loro legame emotivo resta così solido da far sì che qualsiasi interesse sessuale per altri adulti sia automaticamente disattivato? La risposta è che una certa flessibilità nel sistema era necessaria, perché spesso i giovani maschi delle tribù restavano uccisi durante la caccia e le giovani donne talvolta morivano dando alla luce i loro figli. Se i sopravvissuti avessero dovuto restare fedeli in eterno ai loro partner, ciò avrebbe significato che dopo una tragedia familiare dal punto di vista delle riproduzione ci sarebbe stato un vero spreco, e questo nelle piccole tribù costituiva un problema di autentica sopravvivenza.
La flessibilità nell'accoppiamento implicava che il rischio di un interesse sessuale al di fuori della coppia esisteva sempre. Nelle piccole comunità tribali c'erano poche occasioni per dar adito a problemi di grossa portata, ma nelle odierne società urbane tutto ciò è naturalmente diverso, e assistiamo a un numero incalcolabile di divorzi. È lecito a questo punto chiedersi perché mariti e mogli debbano essere infedeli quando fanno parte ancora di una famiglia che funziona e anche nel caso in cui i loro partner non siano tragicamente morti giovani.
Che cosa li induce a lanciarsi in avventure sessuali potenzialmente disastrose? In termini evolutivi, il maschio adulto è indotto a "entrare in azione" da due necessità riproduttive distinte, entrambe motivate dalla preoccupazione di essere sicuro che egli tramanderà alla generazione seguente i propri geni. La strategia prevalente è quella di dedicare un'ingente parte del proprio tempo e delle proprie energie ad allevare i figli nati nell'ambito della coppia. Una strategia minore, risalente a un antichissimo passato, è quella che lo mette nella condizione, qualora abbia l'opportunità casuale di mettere al mondo altri figli, di farlo a patto che ciò non intralci la sua strategia primaria. Questo significa che l'uomo che ama la propria moglie e i propri figli può incontrare difficoltà a resistere alla tentazione di una breve avventura sessuale. E così, perfino in un matrimonio felice, entrambi i partner possono ogni tanto "trasgredire" per il potere di questa primigenia sollecitazione riproduttiva.
(c. 2009, Telegraph. co. uk
Traduzione di Anna Bissanti)
http://www.repubblica.it/
Per comprendere appieno che cosa è capitato a Tiger Woods, dobbiamo rimettere le lancette dell'orologio molto molto indietro, risalendo ai tempi in cui la personalità umana si andava evolvendo, tornando a quelle centinaia di migliaia di anni in cui gli uomini vissero in piccoli gruppi tribali di cacciatori e raccoglitori. Fu allora che il comportamento dell'accoppiamento umano mutò radicalmente. Invece di avere una stagione specifica per accoppiarsi, al pari di buona parte dei mammiferi, gli esseri umani iniziarono a restare sessualmente attivi tutto l'anno. Le femmine smisero di manifestare platealmente il periodo della loro ovulazione, e si mostrarono pronte ad accoppiarsi anche quando non potevano concepire. Gli esseri umani non si limitavano a fare sesso, ma si innamoravano. Le coppie diventavano stabili, creando le premesse per un'unità familiare umana.
Se questo sistema basato sulla coppia è stato così utile ai nostri progenitori, perché mai dunque l'evoluzione non l'ha perfezionato, così che quando due si innamorano il loro legame emotivo resta così solido da far sì che qualsiasi interesse sessuale per altri adulti sia automaticamente disattivato? La risposta è che una certa flessibilità nel sistema era necessaria, perché spesso i giovani maschi delle tribù restavano uccisi durante la caccia e le giovani donne talvolta morivano dando alla luce i loro figli. Se i sopravvissuti avessero dovuto restare fedeli in eterno ai loro partner, ciò avrebbe significato che dopo una tragedia familiare dal punto di vista delle riproduzione ci sarebbe stato un vero spreco, e questo nelle piccole tribù costituiva un problema di autentica sopravvivenza.
La flessibilità nell'accoppiamento implicava che il rischio di un interesse sessuale al di fuori della coppia esisteva sempre. Nelle piccole comunità tribali c'erano poche occasioni per dar adito a problemi di grossa portata, ma nelle odierne società urbane tutto ciò è naturalmente diverso, e assistiamo a un numero incalcolabile di divorzi. È lecito a questo punto chiedersi perché mariti e mogli debbano essere infedeli quando fanno parte ancora di una famiglia che funziona e anche nel caso in cui i loro partner non siano tragicamente morti giovani.
Che cosa li induce a lanciarsi in avventure sessuali potenzialmente disastrose? In termini evolutivi, il maschio adulto è indotto a "entrare in azione" da due necessità riproduttive distinte, entrambe motivate dalla preoccupazione di essere sicuro che egli tramanderà alla generazione seguente i propri geni. La strategia prevalente è quella di dedicare un'ingente parte del proprio tempo e delle proprie energie ad allevare i figli nati nell'ambito della coppia. Una strategia minore, risalente a un antichissimo passato, è quella che lo mette nella condizione, qualora abbia l'opportunità casuale di mettere al mondo altri figli, di farlo a patto che ciò non intralci la sua strategia primaria. Questo significa che l'uomo che ama la propria moglie e i propri figli può incontrare difficoltà a resistere alla tentazione di una breve avventura sessuale. E così, perfino in un matrimonio felice, entrambi i partner possono ogni tanto "trasgredire" per il potere di questa primigenia sollecitazione riproduttiva.
(c. 2009, Telegraph. co. uk
Traduzione di Anna Bissanti)
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